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CARO MIDIESIS

 

CARO MIDIESIS

La lancetta delle ore tocca il 3
la lancetta dei minuti tocca il 5

Buio inquieto
abbraccia le mie paure!

Caro Midiesis,
è ormai notte.
E come ogni notte chiudo la porta delle mie fragili stanze in cui non mi è più concesso di poter fingere. E' il momento in cui posso spogliarmi della mia maschera affranta e ridere di me stessa. Sorridere. Piangere. E' il momento in cui posso specchiarmi. E dire - e dirmi - la verità.
Ripensando alla mia vita, alle persone che ho incontrato, alle amicizie che mi hanno deluso, agli amori passati e sospesi, alle lacrime, ai sospiri, ai sogni e alle paure, mi rendo conto di avere molto più da buttare che da tenere. Mi rendo conto che questo spazio che ci è stato concesso come possibilità, è un richiamo continuo al tormento. Come una tentazione al negativo. Come se qualcuno si divertisse a sputarci addosso la sofferenza, la confusione, il senso di inutilità che - paradossalmente - di fronte a così tante disgrazie del mondo, fanno davvero ridere con le lacrime agli occhi. Eppure mi sento infelice, sempre. Incompleta. Desiderosa di vivere. Ma mai completamente libera. E mi chiedo spesso, cos'è questa libertà? E' poter scegliere? E' poter decidere? O è semplicemente la voglia di vivere con più leggerezza? Non lo so. Non lo so davvero. E intanto delego al domani, le mie responsabilità. Rimando ad uno sconcertante, dubbioso futuro le paure che non mi lasciano. E la cosa che più mi fa paura è che non conosco più il piacere della solitudine. Ricordo che la cercavo - la solitudine - per proteggermi da un movimento troppo intenso o per ascoltare la mia voce interiore, distinguendola da quella incenerita in una vita mediocre. Adoravo la sua compagnia. Diventavamo ali per la mia libertà. Un solo corpo per un solo scopo. Ora non ho più bisogno di inseguirla, perché si è insinuata prepotentemente in tutto lo spazio che vivo. Ha violentato la mia anima, allontanandola dal piacere - ora nauseante - del mio voler essere sola. È uno stato perenne che non lascia scampo, che si diverte a considerarmi feccia in un mondo che comunque va avanti. E le domande frequenti - Dove sono? - Dove sei, vita che vivi dentro di me? - mi tormentano, credimi. Ho appena finito di guardare "Nuovo Cinema Paradiso" di Tornatore. Sarò arrivata ormai alla settima visione, eppure ogni volta è un'emozione indescrivibile che perdura per molte ore, mi si avvinghia ai fianchi e non mi lascia, rendendo - tutto il resto - una inutile perdita di tempo. Così ho pensato di fare l'unica cosa che non fa parte di quel "resto inutile"...
...scriverti!
E lo faccio perchè in questo uragano di conflitti - che è la mia vita - ho conosciuto te.
Che sei una persona meravigliosa. Perla rara. Vera. Che sai come capire. Che sai come volere bene, senza troppe parole. Con la dolcezza di uno sguardo rispettoso.
Ti scrivo, perchè ti stimo. Perchè ammiro la tua forza e il tuo senso morale. Ti scrivo, perchè tante volte mi piacerebbe essere come te.
Umile e silenzioso. Pensieroso. Scrupoloso. Sincero.
Ti scrivo per dirti che sono fortunata ad avere un amico come te.
Ne è valsa davvero la pena di conoscerti.

Desdemona

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Submitted by midiesis on Fri, 2007-11-23 07:19.

Rileggerò le tue parole con le stesse modalità con cui hai visto Nuovo Cinema Paradiso.
Comunque, già riconosco la mia anima.
Per adesso, grazie.

Submitted by midiesis on Sab, 2007-11-24 17:38.

…allora, mi decido e salgo da te. Le tue stanze sono all’ultimo piano e da quaggiù è difficile scorgerle. Salgo. I gradini che ho già calpestato mi invitano a guardare giù. Proseguo. La distanza tra la vita e la tua dimora deve essere fatta categoricamente a piedi, è la regola: ne ascensore, ne dispositivo di abbattimento barriere architettoniche. Mentre si sale lentamente, sei costretto, allora, a guardare in giù, ed un gradino dopo l’altro tutto ciò che ti circonda ti appare più chiaro, mentre l’affanno aumenta e gocce di sudore simile a pianto scendono dal viso. Continuo a salire. Ora il panorama della realtà circostante è chiaro. Distinguo tutto. Anche le persone. I gesti. Le parole. Le strategie. La solitudine. La stanchezza. Si, mi accorgo di essere stanco. Saranno i gradini che scivolano via alle mie spalle… Continuo a salire e, cazzo, Desdé, non c’era un monolocale a piano terreno? …e proprio quando avverto che le ultime forze mi stanno abbandonando, ecco, ci siamo. E’ fatta. La porta è aperta ed entro.
…volevo solo portarti pezzi di vetro che tu già conosci e parole che hai già cantato,
volevo portarti la certezza della percezione di ciò che non hai mai sentito,
un altro velo per difenderti e dal quale guardare;
e soffiare sulla polvere per vederla volare.
Non c’è più motivo di fare le scale a piedi per il ritorno, ora.
Ciao Desdè.
Midiesis

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Venite pure avanti, voi con il naso corto, signori imbellettati, io più non vi sopporto,
infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perchè con questa spada vi uccido quando voglio.

Venite pure avanti poeti sgangherati, inutili cantanti di giorni sciagurati,
buffoni che campate di versi senza forza avrete soldi e gloria, ma non avete scorza;
godetevi il successo, godete finchè dura, che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura
e andate chissà dove per non pagar le tasse col ghigno e l' ignoranza dei primi della classe.
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna, però non la sopporto la gente che non sogna.
Gli orpelli? L'arrivismo? All' amo non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,

Facciamola finita, venite tutti avanti nuovi protagonisti, politici rampanti,
venite portaborse, ruffiani e mezze calze, feroci conduttori di trasmissioni false
che avete spesso fatto del qualunquismo un arte, coraggio liberisti, buttate giù le carte
tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto, assurdo bel paese.
Non me ne frega niente se anch' io sono sbagliato, spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato;
coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,

Venite gente vuota, facciamola finita, voi preti che vendete a tutti un' altra vita;
se c'è, come voi dite, un Dio nell' infinito, guardatevi nel cuore, l' avete già tradito
e voi materialisti, col vostro chiodo fisso, che Dio è morto e l' uomo è solo in questo abisso,
le verità cercate per terra, da maiali, tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali;
tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti.
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,

Io tocco i miei nemici col naso e con la spada,
ma in questa vita oggi non trovo più la strada.
Non voglio rassegnarmi ad essere cattivo,
tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo:
dev' esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto
dove non soffriremo e tutto sarà giusto.

(tratto da Cirano di Francesco Guccini)

Submitted by D Es Demon A on Mer, 2008-12-24 19:38.

...nella tua trasparenza
ho affondato l'attenzione,
in una sera per me come tante
avvolta da un fermento che non mi sfiora.
Se non nel fastidio di dover condividere
la mia voglia di silenzio,
con una frenesia ingombrante.
Ti ho visto, oggi.
Ti ho abbracciato, oggi.
E sento che le nostre trasparenze
possono anche essere dei beni caduti da chissà quale metafisico movimento,
e non necessariamente dei limiti.
Io avverto il bisogno di coprire uno spazio,
di essere vista,
guardata,
scrutata,
toccata e ammaliata...
ma non mi bastano occhi normali,
non posso accontentarmi di un posto qualunque.
Pretendo il mio.
E tu, devi pretendere il tuo.
Senza girare troppo attorno.
Senza indugiare su quei tumulti irrisolvibili.
...credo in te,
credo nella tua anima che ho imparato perfino ad annusare.
Ne riconosco l'ardore.
Il profumo violento di chi non deve smettere di pretendere se stesso in questo scorcio di mondo che troppe volte somiglia al nostro opposto.
Nei vicoli che non conoscono me,
ti ho incontrato.
E ne sono felice. Felicissima.

D Es Demon A

Submitted by midiesis on Fri, 2008-12-26 09:06.

Arriverà il tempo, e forse è già arrivato, in cui spiccherai il volo dalle tue stanze che hai aperto per noi in questo misero ed umile "spazio" provinciale per aprirne altre, infinite, in altri posti più consoni alla tua natura. E quando ti vedrò librarti, è ti vedrò ne sono certo, ne sarò felice e sarò ricco di quello che ci hai regalato in questi due anni, e verrò, ancora, a farti visita.
Nella salvifica incoerenza che in questi anni ha guidato il mio passo impreciso, evitando le "catene" più vantaggiose, mi ritrovo a dover ancora una volta interpretare minuto per minuto la mia esistenza, consapevole che solo dalla montagna si può guardare meglio l'orizzonte, e, ancor prima, la valle sottostante. Forse continuerà ad essere questa la mia collocazione, il mio POSTO? Beh, questo, si che lo pretendo da me stesso. Se ti riferisci ad altri posti quali possono essere collocati in uno spazio/funzione sociale e/o relazionale, non so che dirti... Il "nostro mondo opposto" si allontana sempre di più, altre dimensioni sono da ricercare nelle sensibilità altrui e preferisco, allora, "salire" nelle tue stanze.

Submitted by D Es Demon A on Sab, 2008-12-27 07:16.

quello, soltanto, il posto cui potevo riferirmi.

Sai cosa penso
degli spazi-funzione-sociale-relazione-relazionale-andate-tutti-a-quel-paese-gente-mediocre...

No, rocco mio
la trasparenza del nostro diametralmente opposto
è la ragione delle mie parole per te,
quella trasparenza incisiva, ma non tangibile.
Suprema.
E' "lei", la ragione per cui ho saputo
specchiarmi fin dal primo momento
nei tuoi felini silenzi.
Silenzi armati. Inquietanti, e rapidissimi.

E se spiccherò il volo, se librerò fuori dalle mie tenere, devastanti, tristi stanze, non posso dimenticare le cose che ho imparato qui, scrivendo di me e della mia solitudine avvelenata. E' il mio tesoro, la mia conquista, aver accettato di piangere senza sentirmi sconfitta. O inappropriata.

Grazie per avermi scelto, e per la tua amicizia.

La lancetta delle ore tocca il numero 8
La lancetta dei minuti tocca il numero 3.

Desdemona al Mattino


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